Mazzini esule a Londra di Salvo Mastellone

Storia di Mazzini esule a Londra/Un vero democratico che venne circondato da grande stima

Il patriota italiano che fu avversato anche da Karl Marx

Trascrizione della relazione presentata il 9 febbraio 2005 durante il convegno "Mazzini nostro contemporaneo", Roma, Sala delle colonne, Camera dei deputati.

di Salvo Mastellone*

Non sono un uomo politico e non so fare i grandi discorsi di carattere politico; sono uno studioso che sta dietro alla scrivania, che fa le sue ricerche. Poiché ho fatto l’insegnante per tutta la mia vita, ho sempre preparato le mie lezioni. Penso che oggi farò un’altra lezione, l’ennesima, nonostante la mia età: vi ho dato il testo di questa lezione riassunto, noi la leggiamo insieme e su questo testo apriamo la discussione. Credo che sia la cosa più semplice in questo contesto di amici e di colleghi.

Chi è Mazzini a duecento anni dalla sua nascita? Come storico del pensiero politico europeo - è la mia materia - mi permetto ricordare che nel giugno 1844, nel parlamento inglese - Camera dei Comuni e Camera dei Lords - si aprì un dibattito sulle lettere aperte dalla polizia a Joseph Mazzini, che era a Londra dall’inizio del 1837. E l’opinione pubblica inglese si chiese se l’esule fosse veramente a "dangerous conspirator" come sosteneva l’ambasciatore austriaco.

La "Westminster Review", la più grossa rivista che ci fosse al tempo, si pose in quel momento l’interrogativo: "Who is Joseph Mazzini?", e l’opinione pubblica inglese si chiese se fosse veramente a "dangerous conspirator".

Nel numero di settembre del 1844 rispose che Mazzini era uno scrittore politico che non seguiva l’etica dei politici. Chi era Mazzini? La risposta è qui. "He was rejoying…". Egli aveva la fiducia e la stima dei più importanti letterati del mondo inglese: nessun profugo politico aveva ricevuto un simile elogio. A difesa dello scrittore politico intervenne Carlyle, che inviò nel giugno del 1844 una lunga lettera al "Times". Intervenne in parlamento John Bowring: questo nome non è citato dagli storici di Mazzini, ma John Bowring era l’allievo di Bentham. Egli ha pubblicato tra il ‘44 e il ‘45 tutte le opere di Bentham. Bowring aveva fondato con Mill la "Westminster Review".

Il dibattito nel parlamento inglese su questo problema si prolungò dal giugno 1844 all’aprile del 1845, e si concluse con il ministro Graham che dovette formulare le sue scuse a questo scrittore politico. Chi era Mazzini? Gli inglesi capirono subito che Mazzini era uno scrittore politico. Allora Mazzini, nel 1845, per far conoscere agli inglesi il suo pensiero politico scrisse e pubblicò un saggio a sue spese di 136 pagine dal titolo "Italy, Austria and Pope". Si ripete erroneamente che questo scritto non ebbe circolazione, e quindi non è stato preso in considerazione. Ma in otto numeri, dal 19 luglio al 27 settembre 1945, lunghi brani del testo di Mazzini - tutti favorevolmente commentati - furono pubblicati dal "Northern Star", un giornale cartista inglese che sembrava tirasse fino a cinquantamila copie. Qui c’è il professor Lotti: immagina un tuo articolo, che venga pubblicato su una rivista che tira cinquantamila copie, che successo possa avere. Questo testo non è stato preso in considerazione da nessuno. Io sono vecchio, e posso dire quello che voglio. Il "Northern Star" nel 1845, nel numero del 2 novembre 1845, su quattro colonne, presentava Mazzini: "One of the principal representatives of the democratic principles", uno dei principali rappresentanti in Europa dei principi democratici. Ed egli ha anche la simpatia "of the working classes": il cartismo, come voi sapete, è un movimento inglese legato all’associazione Working Classes, che nasce nel ‘36. Perché si chiamano cartisti? Perché volevano dei punti da inserire nella Carta Costituzionale.

Londra, in quel momento, dopo il 1839, era diventata il centro di rifugio di tutti gli esuli. Dopo gli avvenimenti francesi del 1839, essi, cacciati dalla Francia, scapparono in Inghilterra. Abbiamo un esulato che nessuno ha mai studiato: per avere più notizie precise sulla situazione politica a Londra, mi sono andato a leggere pazientemente "The Northern Star", che nessuno studioso italiano di Mazzini ha mai consultato, e in particolare per conoscere i rapporti di Mazzini con il direttore del "Northern Star", che si chiamava Julian Harney. Questo nome non compare negli indici dei nomi delle edizioni nazionali degli scritti di Mazzini, anche se esiste una corrispondenza di Mazzini con Harney. E’ da notare che Engels e Marx, dall’agosto del 1845, erano in relazione con Harney, e quindi con la rivista "Northern Star". Posso aggiungere anche che, dato che Marx e Engels andarono a Londra, e andarono a trovare Harney, Engels chiese di diventare il corrispondente per l’Europa del "Northern Star". Ma badate che la corrispondenza con Mazzini è antecedente, e anche precedente, all’arrivo di Marx ed Engels a Londra. Questo Harney era molto importante, non solo perché era il condirettore del "Northern Star", la più importante rivista cartista, ma perché aveva anche fondato l’associazione dei Fraternal Democrats. C’è una corrispondenza di Mazzini con questo personaggio.

A questo punto ecco la mia affermazione un po’ pesante, ma voglio sentire se voi la contestate. Il triangolo storiografico tradizionale marsigliese era: Sansimonismo – Buonarroti - Mazzini. Ma badate che dal 1845 il triangolo è diverso, completamente diverso: Cartismo - Marx - Mazzini. Marx nel 1845 era a Londra insieme con Engels. A Londra c’era anche Mazzini. Su questo triangolo ho insistito l’anno scorso in un volume uscito in America (e badate non è che molti mi abbiano ascoltato in questi anni) dal titolo "Mazzini and Marx", pubblicato da un’importante casa editrice che è la Praeger. E per la prima volta mi è capitato di ricevere dei diritti di autore, quindi il libro cammina, e in più ho una corrispondenza telefonica con tutta Europa. Però di un altro libro, scusate la mia tristezza, fino ad oggi non ho avuto una recensione. Il titolo di quest’ultimo è "Mazzini scrittore politico in inglese" pubblicato da una casa editrice che tutti conosciamo che si chiama Olschki. In realtà noi ci siamo fermati ad una determinata cultura. Io ho massimo rispetto di Salvemini e di Galante Garrone. La cultura di Salvemini, continuata da Galante Garrone, è la cultura francese, e arriva fino a Buonarroti. Questo mondo cartista non è stato studiato, in verità non è stato studiato da nessuno, perché gli storici cartisti inglesi hanno studiato il cartismo, gli studiosi tedeschi hanno studiato Marx, e non si sono resi conto che il personaggio centrale della vita dei profughi era il signor Mazzini. A quel tempo, capite, ci fu un dibattito in parlamento che durò per un anno, e ci furono dei fatti straordinari. Il "Northern Star", che stava a Leeds, si trasferisce a Londa e ogni mese, da gennaio a marzo, in ogni numero, dice quello che è successo in parlamento. Il personaggio più noto in Inghilterra è Mazzini, il personaggio più noto, quello che dava un senso a questi profughi rifugiati.

Un movimento sulla scia di Tocqueville

Eccoci ai cartisti. Diciamo qualcosa su questi cartisti. Il movimento cartista nasce ‘36, ‘37, ‘38. Il movimento cartista si muove dopo la pubblicazione di Tocqueville. Tutti gli studiosi parlano dell’opera di Tocqueville "Democracy in America": badate che l’opera di Tocqueville è stata tradotta, nello stesso anno dell’uscita in Francia, il ‘35, in inglese, con una superba introduzione di uno dei personaggi più noti del mondo inglese. A mio avviso è stato letto più Tocqueville in inglese in Inghilterra, che Tocqueville in Francia, e la prova è che nel ‘38 - tre anni dopo - già siamo alla terza edizione: un libro che è alla terza edizione dopo tre anni deve essere un successo. In realtà, Tocqueville, che cosa sosteneva nella sua opera: che la democrazia in America era nata dai padri pellegrini, che l’avevano portata loro. La democrazia per Tocqueville era una forma di società, non una forma di governo. Dopo la pubblicazione c’è stata quindi una discussione su come sarebbe stata - e se sarebbe nata - la democrazia in Europa. Per Tocqueville la democrazia si poteva introdurre attraverso dei punti costituzionali, quindi senza la rivoluzione, perché la rivoluzione aveva come conseguenza la centralizzazione del potere: la rivoluzione democratica finiva poi con la centralizzazione del potere. Dunque bisognava adottare il sistema riformistico dell’inserimento di alcuni punti costituzionali. I cartisti della Working Men’s Association sostengono la necessità di aggiungere questi punti nella carta costituzionale inglese. Mazzini invece era convinto che la democrazia in Europa sarebbe nata da una rivoluzione, Mazzini pensava a una rivoluzione. Mazzini pensa che la rivoluzione in Italia sarebbe stata nazionale e politica. In questo modo egli avviò un dibattito tra i profughi e i politici, a Londra, sul tipo di rivoluzione che in Europa avrebbe dato vita alla democrazia. Da dove si ricava tutto questo? Io, quello che conosco molto bene, è il "Northern Star". Sulla rivista apparve un "Poland’s Appeal to Europe", un appello della Polonia all’Europa, pubblicato il 13 dicembre. Leggiamolo in inglese: "The next revolution in Poland", la prossima rivoluzione in Polonia, "must and will be social", sarà sociale, "as well as political and national", come sarà anche politica e nazionale. Mazzini finisce con l’avere ragione: la rivoluzione sarà in Polonia politica e nazionale - cioè indipendenza e unità - ma sarà anche sociale, perché i nobili avevano "the property of the land" cioè la proprietà della terra, quindi bisognava levare la proprietà. La finalità antinobiliare del pensiero polacco fu confermata dal "Cracow Manifesto", subito tradotto in tedesco. Il manifesto, formulato dalla lega comunista tedesca, badate che non è sottoscritto da nessuno, ed è pubblicato sempre dal "Northern Star". Andate a leggere e voi trovate: "The nation shall have the abosolute property of the land", la nazione avrà la proprietà assoluta della terra, che è sfruttata soltanto da alcuni nobili. Un documento di un interesse straordinario, non so se altre storici hanno parlato di questo Manifesto. Badate dunque, sarebbe stato un comunismo agrario.

Due giovanotti, Marx ed Engels

Allora due giovanotti, uno aveva 27 anni e l’altro 28, che si chiamavano Marx ed Engels, che erano stati a Londra e conoscevano Harney, ritennero opportuno intervenire da Bruxelles nel dibattito londinese sulla nascita rivoluzionaria della democrazia in Europa per precisare la posizione del comunismo critico tedesco, perché c’è un comunismo tedesco utopico e un comunismo invece critico. Marx ed Engels - almeno nelle riviste inglesi che io ho consultato - parlano di un comunismo critico, e che cosa dicono? Ma quale Italia e Polonia: la rivoluzione sarebbe scoppiata in Inghilterra, il paese della rivoluzione industriale, e sarebbe stata fatta dal proletariato contro la borghesia. Il "Northern Star" del 25 luglio 1846, prima pagina, pubblicò l’"Address of the German Democratic Communists of Brussels to Mr. Fergus O’Connor". Attenzione: democratici comunisti, tutti questi erano democratici e si ritenevano democratici. Qui, insomma, abbiamo un grosso dibattito sulla democrazia, sollevato dai profughi politici.

I direttori del "Northern Star" erano due, uno più giovane e uno più anziano. Il più giovane è Harney, l’altro è O’Connor, che aveva un certo prestigio proprio per l’anziana età. L’"Address" era firmato da Marx e Engles, prima del più famoso "Manifesto". Leggiamolo: vi si parla di "Working Class", e qui non è più questione della nazione o del popolo polacco. La "Working Class will become the ruling class of England", la classe operaia diventava "the ruling class of England". Ma se voi aprite l’Oxford Dictionary - mi auguro che non ci siano inglesi qui presenti, davanti ai quali io mi inchino - se voi andate insomma a vedere la parola "class", si trova: "ruling class" come coniata nel 1850. Io dico: no, vi sbagliate. L’espressione va retrodatata al ‘46.

Una poesia sui fratelli Bandiera

E poi che cosa succede? Succede che Mazzini legge il giornale del 25 luglio 1946. Allora mi si può chiedere: professore, ma lei è sicuro che lo ha letto? E sì, perché c’è una lettera di Herney che dice, come al solito, a Mazzini: le ho mandato il numero. Quindi su ciò non si discute. Ma c’è un altro particolare: si parla di Mazzini a pag. 4 e, in più, Mazzini aveva inviato una poesia a favore dei Fratelli Bandiera. Sulla pubblicazione era scritto che tale composizione era stata inviata da Mazzini, quindi è chiaro che l’esule avrebbe aperto il giornale per vedere se la poesia era stata pubblicata o meno.

Mazzini replica all’articolo di Marx ed Engels inviando "A letter to John Saunders". Il quale era il direttore di un’altra rivista britannica, "The People’s Journal". Alla stessa rivista egli invierà otto articoli. Strano il titolo, sono otto articoli che hanno questo titolo: "Thoughts – pensieri – upon democracy in Europe". Sulla democrazia in Europa, dunque, Mazzini scrive otto articoli.

Ma allora vediamo il primo articolo pubblicato dal "People’s Journal" del 29 agosto ‘46: è una specie di "Address to Saunders", cioè un indirizzo al direttore del giornale. Vi si legge: "Un innegabile movimento democratico sta spingendo l’Europa, e con l’Europa il mondo verso nuovi destini; la democrazia non solo può fornire le idee fondamentali necessarie per l’avvenire dell’Europa - qui non c’entra l’Iraq - la democrazia non solo può fornire le idee fondamentali necessarie per l’avvenire dell’Europa, ma può liberare i popoli dal dispotismo, e orientare ‘every country’, ogni paese, verso ‘the humanity’". Signori, queste sono parole inglesi e, o io non so leggere, oppure significano altre cose. Cioè questi sono "Thoughts upon Democracy" pubblicati dall’agosto 1846 al giugno 1847: ci avviciniamo dunque al "Manifesto".

Il teorico della democrazia

Sono stati da me tradotti per Feltrinelli e la seconda edizione eccola qui, è uscita 15 giorni fa, quindi sono state vendute tremila copie, mi fa piacere, ma non ho avuto i diritti d’autore. In questi pensieri sulla democrazia che richiamano alla memoria "Democracy in America" di Tocqueville tradotta in inglese, Mazzini non è il patriota, perché Mazzini non è qui il patriota che esorta i giovani italiani in nome della patria contro lo straniero. Abbiamo sentito questa mattina la patria, l’unita, ma questo è un altro Mazzini. Questo è uno scrittore politico democratico che discute con Carlyle. Non discute con quei disgraziati italiani che non sanno se sono piemontesi o italiani, o con i napoletani che non sanno se sono africani o italiani. Ma insomma, discute con chi? Con Carlyle. Andava a mangiare ogni settimana a casa di Carlyle, andava a mangiare il pollo lesso ogni mese da Mill. Ma voi sapete chi è Mill. Ma tutto questo non è stato detto, non è stato detto, ma che ci posso fare io?

Quindi Mazzini dialoga con Mill, con Carlyle con Bowring, con Cooper. Cooper era il poeta cartista, O’Connor era il direttore di questa importante e grossa rivista che è "The Northern Star". E Mazzini discute anche con i democratici polacchi e con i democratici comunisti tedeschi, che firmavano da Bruxelles. E’ da aggiungere che Mazzini nel maggio ‘46, attenzione siamo a maggio ‘46, scriveva a Schneider, a Berna, che egli intendeva costituire un Comitato europeo democratico. Guardate Mazzini: insiste sulla parola "democratico" e voleva tenere un congresso a Londra che si sarebbe poi concluso con un manifesto. Attenzione, l’idea di manifesto non è comunista, no è di Mazzini, è inglese, e gli inglesi usavano la stessa parola italiana manifesto, quindi al plurale sono i manifestos. Non so se è chiaro: c’è una lettera di Engels a Marx del novembre ‘47. "Caro Marx, hai letto il "Northern Star?, c’è un manifesto dei Fraternal Democrats all’Europa". L’idea del manifesto, dunque. Quindi attenzione, l’idea o parte da Mazzini, o dai Fraternal Democrats oppure da Harney. Ecco, allora, un punto che cambia anche sul manifesto. Il manifesto non nasce nel deserto ma nasce da un dibattito inglese e in questo dibattito c’è anche un genovese chiamato Mazzini. Ma sul "Northern Star" esce un primo giudizio negativo sull’articolo di Mazzini. Il "Northern Star" si era avvicinato alle posizioni di Marx e di Engels, ed aveva pubblicato un "Address of the Fraternal Democrats" ai democratici d’Europa. E da parte sua Mazzini diede luogo alla People International League. Ma voi direte: non c’era già la nascita della Communist League?. No, no, essa viene dopo. Almeno dai testi inglesi che ho letto, e dalle riviste inglesi che ho letto, è un ideologismo, è di Bentham. Il presidente di questa associazione era Bowring, che era l’amico di Bentham. E sicuramente Bowling ha suggerito a Mazzini di mettere anche questo neologismo, "International". Quindi nasce prima questa idea di questa People International League, di cui presidente era proprio Bowring. E poi, la Lega comunista si definisce internazionale ma, inizialmente, ricordatevi, è tedesca.

I Fraternal Democrats di Londra

Bene, in ogni modo Engels e Marx lessero e commentarono questo manifesto inglese del "Northern Star". C’è un dibattito. Badate, che nel dicembre Marx e Engels sono a Londra e sono ricevuti dai Fraternal Democrats. E i Fraternal Democrats fanno un manifesto e vogliono fare una riunione dei democratici a Londra. Ma c’è una lettera di Engels a Marx in cui si dice: "Forse sarebbe meglio farla l’anno prossimo a settembre del ‘48 in occasione dell’anniversario della rivoluzione polacca, sarebbe meglio farla a Bruxelles, dove siamo noi".

Quindi c’è un tutto discorso da rivedere e, naturalmente, da questo dibattito tra polacchi, italiani e tedeschi, nasce questo "Manifest der Kommunistischen Partei" del febbraio ‘48. Per tutta questa questione io rimando ad un mio saggio pubblicato sulla rivista il "Pensiero Politico" dal titolo "Northern Star, Fraternal Democrats e Manifest der Kommunistischen Parte".

Vi devo ora dire una cosa che forse può sembrare un poco presuntuosa, ma se si trascura il dibattito londinese sulla democrazia, non si può intendere il valore politico europeo della "Roman Democratic Republic". Il dibattito sulla democrazia andò avanti dopo il 1848 come si può rilevare dal mio volume "Mazzini scrittore politico in inglese", pubblicato dal Olschki". Né gli studiosi di Marx, né quelli di Mazzini, hanno notato che nella rivista inglese "The Red Republican" si legge a pagina 94 un "Mazzini’s Manifesto". Non so se mi sto spiegando: in un’altra rivista inglese che nasce nel giugno luglio 1850, nel numero di settembre c’è un manifesto di Mazzini. E che cosa dice Mazzini? "The question is the establishment of European Democracy", della democrazia in Europa, cioè, fatto dai popoli. A pagina 183 della stesa rivista si legge la traduzione in inglese del Manifesto del partito comunista scritto dai "citizens" Marx and Engels. Essi erano stavano a Londra, e quindi hanno visto questa traduzione, quindi hanno visto questo corsivo che sembra una risposta a Mazzini. Questo cretino di Mazzini - a detta loro - non ha capito che "The Conquest of Democracy is the elevation of proletariat to the State as the ruling class". La conquista della democrazia è l’arrivo del proletariato alla condizione di classe dominante. Non ho finito, perché nel gennaio del 1850 uscì a Londra una rivista inglese mazziniana, diretta da un mazziniano inglese, William Lindon.

Io non so quanti autori politici italiani abbiano avuto una rivista all’estero. Questa per me è una giornata storica, perché non si parla dei miei libri in Italia. Io ritengo valido il giudizio dato su Mazzini 150 anni fa dalla pubblicistica inglese. Chi era Mazzini? Mazzini per me a 200 anni dalla nascita - non so se voi siete d’accordo, non so se La Malfa è d’accordo - è uno scrittore politico democratico europeo ed è triste dire che l’Oxford English Dictionary, volume 4° pagina 44, alla voce "democracy" ricorda: "Progress of all througth all under the leading of the best and wisest was Mazzinis definiton of democracy". Nessun dizionario enciclopedico italiano riporta questa definizione della democrazia data da Mazzini. Come autore della "Storia della democrazia in Europa", forse non la conoscete, ma vi dico che essa è uscita ultimamente in nuova edizione con prefazione di Bobbio. Nessuno lo sa, ma in Cina sono alla quarta edizione, all’epoca di Mao chissà che cosa hanno tradotto. Come autore di questo testo, ricordo chi era Mazzini, che cosa diceva Mazzini: "The final aim of democracy", il punto finale della democrazia in Europa, "is the development of social life". Lo sviluppo della vita sociale per le prospettive future dell’umanità. Io trovo che questa sia veramente una definizione straordinaria.

*Professore emerito di Storia delle dottrine politiche, Università di Firenze

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